Roma, Teatro Argentina dal 20 marzo fino al 28 aprile.
Un dilemma esistenziale attanaglia un’intera comunità dove una delle maggiori fonti di reddito è rappresentata da un impianto termale che però mette a rischio la salute dell’intera popolazione a causa delle infiltrazioni chimiche nelle falde acquifere. Sembra il problema di una qualsiasi delle nostre città o comunità, (pensiamo solo a Taranto o Casal Monferrato) pervasivamente immerse in un flusso comunicativo massmediatico che enfatizza i benefici di un’economia in cui tutti sono coinvolti. Oggi poi, a causa dei processi di delocalizzazione e di de-industrializzazione, le poche fonti di reddito della passata civiltà industriale, dalle grandi opere alle acciaierie, in presenza di un impoverimento generalizzato del 90% della popolazione, sembrano rappresentare l’unica fonte di ricchezza anche se a scapito della propria salute. In Italia, con l’atteggiamento scaramantico e ”sottotappetistico” tipico delle popolazioni mediterranee possiamo riconoscerci in pieno negli aspetti più plateali ed emotivi del confronto tra il ”buono” e i ”cattivi”. Ibsen però complica un po’ carte in tavola ed ovviamente mischia la forte componente razionale che poco ci appartiene con un pizzico di irrazionalità in salsa nordica. A livello anche di piccole comunità, le filiere produttive spesso arrivano ai gangli economici più disparati o distanti e la comunità intera rischia di essere investita dalle sorti dell’attività che sta al vertice della piramide. Nell’opera, una commedia a volte ironica a volte drammatica, Ibsen complica la situazione immettendo un legame fraterno tra il sindaco e il “nemico”, uomo di scienza affermato ed apprezzato e per questo avvicinato proprio da color che vorrebbero far scoppiare la ”bomba” massmediatica ovvero i giornalisti. Solo quando il protagonista avrà la certezza scientifica dell’inquinamento delle acque potabili deciderà di mettersi in gioco ma attirandosi in questo modo gli strali di tutta la sua comunità. Passioni e politica, interessi economici che impattano nelle vite private e soprattutto la presenza crescente ed assordante ella cosiddetta opinione pubblica che viene metaforicamente inserita grazie all’accorgimento acustico di alcune casse posizionate nei palchi e quindi tra il pubblico. Ma se Stockman, il medico ”nemico” del popolo sembra fare la cosa giusta e il fratello sindaco, tendenzialmente (e quasi logicamente) corrotto sembra incarnare il male e la corruzione, il registro ironico e a volte comico inserito da Ibsen avvolge tutti i personaggi, anche quello apparentemente positivo come appunto il medico del paese: alla fine, rimane un po’ l’amaro in bocca perché, dal suo punto di vista anche il medico è mosso da una sorta di rivalsa personale contro la società, contro il sistema; quindi se ognuno segue un proprio interesse forse i fatti sono più complessi e meno manichei di come ci sembrano ? Questo era l’obiettivo di Ibesen o forse un semplicemente un antidoto contro il rischio di un finale scontato!
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