Dalla collaborazione tra l’Associazione Culturale Piccabulla e l’ASD Girovelando, già da tempo impegnata in diversi progetti di inclusione sociale attraverso la vela, nasce un’iniziativa che coinvolge SOS MEDITERRANEE, l’ONG franco-italo-tedesca-svizzera che ad oggi ha portato in salvo quasi 35mila naufraghi nel mare mediterraneo e provenienti da vari paesi in devastati da guerre o dai cambiamenti climatici globali.  Sabato 23 e domenica 24 aprile SOS MEDITERRANEE patrocinerà la regata dell’imbarcazione H2O dell’Associazione Girovelando in occasione della Lunga Bolina, da Riva di Traiano (Civitavecchia) a Porto Ercole (Argentario), prestigioso appuntamento per gli amanti della vela organizzato dal Circolo Canottieri Aniene di Roma.

Soccorritori e volontari di SOS MEDITERRANEE  ben conoscono la tragica rotta che dai quadranti del sud mediterraneo, mar Libico in primis, porta molte imbarcazioni, molte di queste a vela, ad arenarsi sulle coste calabre, pugliesi e a volte anche della Sardegna. Si tratta in questo caso di navigazioni estreme che quasi sempre partono dalla Turchia su imbarcazioni a vela riempite all’inverosimile spesso con più di 50 persone a bordo quando invece, per un’imbarcazione di 10-15 metri, il massimo non può superare le 10 persone. Con questa iniziativa si vuole quindi dare inizio ad una fase di sensibilizzazione mirata alla ”gente di mare” con la certezza che il concetto di obbligatorietà del soccorso in mare, al di là del colore della pelle e delle motivazioni che spingono alcuni ”naviganti’ a rischiare di fare naufragio pur di raggiungere le nostre coste, sia un valore condiviso. Oltre all’imperativo del soccorso in mare, sancito peraltro da tutte le principali normative internazionali della navigazione, tra marinai ci si capisce al volo anche su temi quali il mal di mare, il vento forte o le onde minacciose e la paura che in questi casi diventa panico per chi spesso non sa nemmeno nuotare e il mare lo ha visto solo sulle riviste in quanto abitante dell’Africa subsahariana. Allo stesso tempo, a molti velisti, in navigazione di piacere verso la Puglia o la Calabria, sarà capitato di osservare imbarcazioni simili alla loro, entrare in porto scortate da unità della Guardia Costiera o della Guardia di Finanza ma guidate da skipper senza scrupoli e umanità. Da una parte i vacanzieri che si godono il mare nel loro tempo libero dopo un anno di lavoro, dall’altra dei naviganti che affrontano un viaggio pericoloso, pieno di incognite, dopo anni di torture e soprusi di ogni sorta che decidono di imbarcarsi per darsi un’alternativa ad una vita ai limiti della sopravvivenza. Quella con Girovelando, peraltro impegnata in diverse attività nautiche con ragazzi down o persone prive della vista, sarà la prima di una serie di iniziative per aumentare la consapevolezza di trovarsi, tutti su di una stessa barca: sia chi compete in regata per una coppa sia chi compete per avere salva la propria vita.